Etichetta Ritenta, sarai più fortunata, 2021 - Biennolo

Sonia Andresano

Salerno, 1983
____________

Ritenta, sarai più fortunata, 2021

L’intervento Wake me up when biennolo ends vuole condensarsi in una delle forme possibili di auto-riflessione e comunicazione dell’evento stesso. Da un lato, si serve della pratica della memetica e del détournement debordiano, estrapolando dal territorio del web uno degli slogan più parodiati: il sempiterno Wake me up when … ends. Dall’altro, quasi estremizzando quella retorica della partecipazione e del coinvolgimento del cittadino all’interno dei processi produttivi e artistici, l’opera pone il pubblico al centro di una narrazione ambiguamente e apparentemente contro-biennalesca: alla biennale di periferia, il pubblico è l’artista e interviene alla sua mostra scrivendo messaggi dai balconi (come durante il lockdown). Svegliatemi quando finisce. Svegliatemi solo quando BienNoLo è finita: allora finalmente berremo. Non svegliatemi da questo sogno. Non voglio svegliarmi dall’incubo del Un’atleta tenta disperatamente di fare la verticale su un divano. Un’unica scena, ripresa nell’ex teatro del Citylab – uno spazio abbandonato e, perciò, inaccessibile al pubblico. Un teatro sul cui palco, però, non accade nulla, perché l’atleta si trova in platea e, dunque, invece di essere l’attrice è la spettatrice. Una spettatrice irrequieta, quasi a rappresentare spettralmente un pubblico in attesa di qualcosa che tarda ad arrivare, in uno spazio che, anche se vuoto, conserva le tracce stratificate di ciò che nel tempo lo ha attraversato. Uno spazio, che, anche se vuoto, sembra invaso dall’ambiente esterno. Un’unica azione che si ripete compulsivamente. Perché la posizione verticale, specialmente su una base morbida come quella del divano, può essere mantenuta solo per pochissimi secondi. Ma, nonostante ciò, l’atleta (ma si potrebbe dire “l’artista” e, in generale, “ognuno di noi”) non si arrende. S’impegna e si accanisce – quasi dovesse rispondere ad un suo monito interiore: “ritenta, sarai più fortunata”: tentando di continuo, faticosamente, quasi al limite dello sfinimento, di riuscire nell’acrobazia prefissata: trovare il punto di equilibrio. (Giuseppe Armogida).

[print-me target=”#stampa”]