(Sara Godschmied, Arzignano, 1975, Eleonora Chiari, Roma, 1971, vivono a Milano e Roma)
Oggi, quella di Goldschmied & Chiari, è considerata come una delle più interessanti ed influenti coppie di artiste nel contesto italiano contemporaneo. Il duo artistico, composto da Sara Goldschmied (Arzignano, 1975) ed Eleonora Chiari (Roma, 1971), nasce nel 2001 a Roma e Milano. La loro collaborazione comincia alla fine degli anni Novanta, e dunque nel clima di grande fermento che caratterizza in quel momento il panorama artistico italiano: i primi incontri avvengono infatti nell’ambito sociale e politico del cyberfemminismo e conducono a nuove sperimentazioni in ambito fotografico, musicale, performativo e video.
È attraverso tali pratiche che l’attivismo in campo politico trova anche una peculiare espressione artistica, le cui modalità lavorative vengono definite dalle artiste stesse come “trasformative”: ciò significa trasformare tematiche dolorose o controverse in qualcosa che possa sedurre, attrarre e stimolare riflessioni. Questo pensiero trova espressione nella serie di collage intitolata Dispositivi di rimozione (dal 2010) la cui genesi si affianca a quella del ciclo installativo Genealogia di Damnatio Memoriae (dal 2009), realizzato in città e luoghi diversi, composto da una serie di alberi sui quali vengono intagliate le date ed i luoghi delle stragi avvenute in Italia tra il 1969 e il 1980. Questi lavori esprimono le riflessioni delle artiste sullo status di paura della collettività con riferimenti alla strategia della tensione. Nei Dispositivi di rimozione, il duo fa leva sul meccanismo di rimozione psicologica connesso a questi eventi tragici, sottolineandone in modo particolare la dimenticanza collettiva da parte della storia italiana. Ciò viene espresso attraverso i collage della serie: lo sfondo è composto da immagini in bianco e nero dei violenti fatti di cronaca dell’epoca mentre in primo piano emergono colorate e provocanti silhouette di donne prese da riviste coeve. Le figure femminili diventano così il “dispositivo di rimozione” che cattura lo sguardo dello spettatore e trasforma il contesto tragico in uno sfondo neutro e privo di valenza.
Giulia Gaia Bertini
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